Vi siete mai chiesti cosa realmente stia accadendo nei nostri oceani e perché? Le acque azzurre dei nostri mari sono uno dei regali più belli e preziosi che la natura ci offre. L’uomo però sembra non aver rispetto di quanto lo circonda.
Negli ultimi anni termini come “sostenibilità”, “raccolta differenziata”, “materie alternative”, “inquinamento”… sono diventati sempre più frequenti. Sapete il perché?
Ai fini di uno scopo ben preciso; quello di coinvolgere noi cittadini in una delle attuali problematiche ambientali causate dall’uomo.
Ritroverete queste parole nell’articolo.
Si tratta di un tema molto importante che, fortunatamente, ha una soluzione; basta solo un pò di forza di volontà.
Ricordare che il nostro benessere e quello del pianeta sono strettamente correlati è fondamentale, perciò è arrivato il momento di agire per salvare il nostri mari.

Il confine tra sogno e realtà
Immaginate di essere in vacanza, in una località marittima che avete sempre sognato.
Il sole alto e splendente nel cielo limpido vi accarezza dolcemente, le temperature estive vi coccolano, la sabbia bianca e fine viene bagnata ritmicamente dalle onde del mare, le palme creano zone d’ombra, un cocktail ghiacciato tra le mani, un libro da leggere, occhiali da sole e la compagnia giusta.
Immaginate ora di voler fare un tuffo in mare e di volervi deliziare con un bagno rinfrescante in quelle acque apparentemente cristalline. Prima un piede, poi l’altro, poi vi bagniate la pancia, il petto ed infine con un pò di coraggio vi immergete nell’acqua invitante ed iniziate a bighellonare tra le sfumature azzurrine che il mare riceve dall’incontro con i raggi del sole. Sembra essere proprio un sogno che almeno una volta nella vita vorremmo vivere.

Dopo aver fantasticato un po’, possiamo tornare alla realtà.
Siete in vacanza, fa caldo e andate a fare il bagno.
Camminando nell’acqua qualcosa vi taglia la pianta del piede e, contestualmente, scorgete in lontananza un oggetto al quale il movimento ondulatorio del mare sembrerebbe far assumere le sembianze di una medusa.
Immergendo la mano per capire cosa presumibilmente vi abbia dato fastidio al piede scoprite che si tratta di un pezzo di plastica affilato, tagliente…cosa fate?
Lo raccogliete per poi gettarlo nella raccolta differenziata una volta usciti dall’acqua o lo lasciate lì?
Ora cercate di avvicinarvi alla presunta medusa e man mano che vi accostate vi accorgete che non si tratta di quest’ultima bensì di una busta di plastica…ed io ve lo richiedo.
Onestamente, cosa fate? La raccogliete per gettarla nel cestino o girate le spalle e ve ne andate? Pensateci bene.

Quante volte vi è capitato un episodio simile? Plastica sul fondale marino, plastica che galleggia, plastica in strada, nei prati.. plastica ovunque..
Il mio cervello maledice le persone che lasciano questo materiale al vento. Nel contempo mi dice di raccogliere quel rifiuto per gettarlo dove deve essere cestinato per fare la mia piccola parte e salvare il mare.
Si tratta di buon senso, di rispetto verso il pianeta, verso la natura, verso noi stessi e verso il prossimo, si tratta di vivere in un mondo che ci offre tutto ciò che ha ma che noi stiamo annientando.
Sapete cosa fa veramente rabbia?!
Fa rabbia osservare persone che non mostrano il minimo interesse verso questo argomento e che, oltretutto, credono di poter proferire parola in merito pronunciando prontamente copiosi moralismi frutto della loro più profonda ipocrisia.
Al di là di questo nostro parere, io credo sia un bene cercare di capire di cosa realmente sto parlando.
Il 14° obiettivo dell’ONU
L’ONU ha stilato una lista di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, ed uno di questi è proprio la vita sotto l’acqua, come salvare i nostri mari.Nel 2018 l’UNEP (Programma Ambienti delle Nazioni Unite) ha sottolineato il problema della presenza di plastica negli oceani tra le 6 emergenze ambientali più gravi mai esistite.
Andiamo ad analizzare insieme qualche dato sugli oceani e sul loro inquinamento:
- gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre e contengono il 97% dell’acqua terrestre;
- oltre 3 miliardi di persone dipendono, per riuscire a sopravvivere, dalla biodiversità marina e costiera;
- oltre 200 milioni di persone lavorano grazie alla pesca marittima;
- circa l’80% dell’inquinamento marino e costiero proviene dalla terraferma;
- le stime affermano che entro il 2050 negli oceani ci saranno più plastiche che pesci…ad oggi nei mari ci sono oltre 150 milioni di tonnellate di plastiche (vi sembra abbastanza sconcertante?).

Cos’è la plastica?
La plastica è una sostanza organica artificiale che, nonostante possa essere prodotta a partire da cellulosa e amido di mais, ad oggi viene ancora lavorata utilizzando maggiormente materie fossili quali gas e petrolio.
I materiali da cui viene fabbricata le donano la caratteristica principale dell’indistruttibilità ma, questa peculiarità è in realtà ciò che la rende pericolosa. La maggior parte della plastica non si biodegrada.
I danni non interessano unicamente l’ambiente e la salute delle specie marine, sono anche legati al turismo ed alla pesca, quindi all’economia.
La plastica nei mari
Sapete cosa succede a questo materiale quando viene gettato in mare?
Non scompare mai, si frammenta solo in pezzi più piccoli, micro, nano frammenti di plastica che non scompariranno mai.
E sapete qual è un altro grandissimo problema? Questo micro frammento, ingerito dal pesce di cui noi stessi ci nutriamo, finirà nel nostro stomaco.
Non sono ancora note però le conseguenze che ciò potrebbe avere sulla nostra salute nel medio-lungo termine.
(Ingeriamo in media cinque grammi di plastica alla settimana, l’equivalente di una carta di credito).
Di conseguenza non dobbiamo stupirci quando vediamo sui social media le immagini di animali impigliati in reti da pesca o soffocati nelle buste.
O ancora, i video delle 5 isole di plastica che si trovano nell’oceano Pacifico, nell’oceano Atlantico e nell’oceano Indiano, alle quali si sta per aggiungere il Mar mediterraneo che è ormai diventato la sesta grande zona di accumulo di rifiuti plastici al mondo.
Proprio nel Mar mediterraneo, che rappresenta l’1% delle acque mondiali, si concentra il 7% della microplastica del pianeta.

Risulta perciò per noi scontato raccogliere quella busta, quella bottiglia e quel micro pezzetto di plastica che si trova in acqua, perché anche una singola azione, nelle condizioni in cui versano oggi i nostri mari, può fare la differenza.
Salvare le nostre acque, il nostro mare
Quali sono quindi quei singoli gesti che può compiere un cittadino?
- scegliere oggetti fatti con materiali alternativi alla plastica;
- evitare prodotti usa e getta;
- conservare gli alimenti senza la plastica;
- evitare saponi e cosmetici che contengono microplastiche;
- comprare a peso;
- fare la raccolta differenziata;
- evitare di acquistare cannucce in plastica (ne hai davvero bisogno?);
- utilizzare sacchetti in tessuto per la spesa;
- prendere l’acqua potabile direttamente alla fonte o comprare un depuratore;
- usare le bottiglie in acciaio ecosostenibile (sono anche più belle esteticamente e mantengono l’acqua fresca).
Impegnati per promuovere questi atti di responsabilità.
Dalla produzione al mare. Come rimediare?
Non è complicato comprendere che la maggior parte della spazzatura che arriva negli oceani provenga dalle nostre città.
Lo stato di salute delle fonti idriche naturali, la cui destinazione finale sono gli oceani, viene danneggiato dal modo in cui le città smaltiscono i rifiuti.
Ed è proprio qui che alcune organizzazioni agiscono affinché vengano affrontate queste problematiche come fa ad esempio Bright Cities, una piattaforma che permette di analizzare alcuni parametri urbani per rendere le città più intelligenti sulla base di 160 indicatori, 21 dei quali legati all’ambiente.
Questo programma in collaborazione con altri enti ed iniziative, quali ad esempio Copernicus, ACLIMA ed il software per il rischio climatico di IDA, si impegnano per istituire le cosiddette Smart City.
In queste città le politiche sostenibili sono una priorità nella gestione urbana, lo scopo non è solo salvare i mari ma, salvaguardare la salute del pianeta.
Non solo plastica. La pesca INN
Un altro aspetto molto importante che riguarda il degrado degli oceani e la morte di molte specie marine è la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).Questo tipo di pesca rappresenta una delle minacce più gravi per le specie che popolano i nostri fondali infatti, parliamo di un fenomeno che sta distruggendo interi habitat.
Anche qui, vediamo dei dati particolarmente rilevanti:
- ogni anno nel mondo vengono pescate illegalmente tra le 11 e le 26 tonnellate di pesce;
- negli ultimi anni, la mortalità dovuta alla pesca è raddoppiata rispetto a quelli che sono gli standard sostenibili

Per cooperare nella risoluzione di questo grande danno, l’organizzazione The Pew Charitable Trusts ha sviluppato un programma che si occupa della sostenibilità dell’oceano. Lo scopo è quello di monitorare, perseguire, individuare ed ostacolare coloro che conducono e sostengono l’attività illecitamente.
I pescatori in questione ingannano le comunità costiere, illudono i consumatori che credono che il pescato provenga da circostanze legali e sabotano i pescatori che svolgono il loro lavoro a norma di legge; tutto questo per meri scopi personali legati ad un maggior guadagno. Ma così facendo mettono a repentaglio non solo la vita degli habitat marini ma anche l’economia dei paesi costieri.
Dipendiamo dal nostro pianeta ed il nostro pianeta dipende da noi
Ciò che vorrei avervi trasmesso è la gravità delle circostanze in cui viviamo. Questi non sono problemi da sottovalutare; ne vale della nostra stessa sopravvivenza e di quella delle generazioni future, dei nostri figli, dei nostri nipoti e di tutti coloro che verranno.
In quale mondo stiamo vivendo oggi? E che mondo lasceremo ai nostri figli? Quali acque bagnano le nostre coste? E quali acque bagneranno le nostre coste? Che cosa mangiamo noi oggi? E che cosa mangeranno?
Riflettiamo su quanto possa essere importante compiere un singolo gesto, su quanto possa essere fondamentale far capire anche solo a chi ci sta vicino l’urgenza della situazione.

La buona notizia è che ripulire i nostri fondali dalle plastiche quindi salvare i nostri mari, combattere la pesca illegale, raggiungere gli obiettivi dell’ONU è possibile.. immaginate una catena, gli obiettivi sono tutti collegati, se uno viene raggiunto, perseguire gli altri sarà più facile.
Tutto ciò che ci viene chiesto è un minimo di impegno e di collaborazione, nessuno escluso: individui, istituzioni ed imprese.
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Rimanete sintonizzati, un abbraccio Federica. Ci vediamo al prossimo articolo 🙂